Con la semplicità che ci appartiene,
curiamo fino all’ultimo dettaglio.
Così chi è già venuto ci riviene,
magari con più amici e più bagaglio.
Sono sicur vi troverete bene,
e ditemelo in faccia se mi sbaglio.
Confort, cucina e pulizia,
Saranno come versi di poesia.

Dividi con due rette immaginarie
la mappa dell’italico stivale,
che passino a metà però contrarie
cioè in orizzontale e verticale.
Or che diviso hai tutto in quattro aree
l’origine del punto è quel che vale.
Se hai ben capito, è facile del resto,
parti tranquillo ci vediamo presto.

Lo specchio non fu mai troppo clemente,
ma in ogni caso limpido e sincero.
Troppo esasperata poi la mente
Attratta da ogni via e ogni sentiero.
La voglia di riaccender luci spente
Per rinfrescar col bianco ciò che è nero.
L’amore, la poesia, l’estro e il desio,
un po’ di tutto questo sono io.

Incatenato nasce il primo verso
e assieme al terzo e quinto è tale e quale,
viene il secondo poi sempre diverso
ma con il  quarto e sesto rima uguale.
Il settimino pare solo e sperso
ma bacia con l'ottavo e fa il finale.
Le sillabe non so' chi ce le mise
ma son nel verso undici precise.

Ancor più del silenzio silenziosa
si posa con leggiadro movimento,
in grembo a una natura che riposa
in dolce attesa dell'avvenimento.

A volte scende piano, o capricciosa
in braccio a dolci rivoli di vento
ma in ogni caso porge il suo mantello
rendendo il tutto più pulito e bello

Ed ecco sullo stesso praticello
le parallele tracce di slittino,
un pupazzo di neve col cappello
d'un generoso piccolo bambino.

Le orme danno idea del carosello
creato in quel simpatico mattino.
E in quella corsa tanto lenta e breve,
nasce l'amore per la prima neve.

Vecchia salaria quanti cambiamenti!
eppure resti ancora affascinante.
La storia ci ricorda i tuoi momenti
e più di una battaglia entusiasmante.
Ma sarebbero troppi gli argomenti,
allora mi rivolgo a quell’amante,
che oltre alla storia, cerca l’aria e il gusto,
Be’ cari amici questo è il posto giusto.

Quando l’Appennino più robusto
stringe le gole a lama di coltello,
la dove pria di Cesare o d’Augusto
non ci passava neanche uno stradello.
Dove la pianta per drizzare il fusto
appoggia alla pendice il suo cappello,
rallenta il passo o sosta nel cammino,
quelle sono le Gole del Velino.

Parola concretissima e sincera,
ch’esprime condizione e sentimento,
un misto d’equilibrio e di maniera
che possono dar vita al dolce evento.
Vista e rivista è la sua forma altera,
fondata sull’inganno e tradimento.
La vera resta sempre inalterata
con grande onore per chi l’ha provata.

Senza di lei la vita è desolata,
è come un sole che non può scaldare
e come una farfalla colorata
che non ha avuto il dono di volare.
Sono episodi di vita passata
costretti in un sol cuore a soggiornare.
E’ vera povertà quella più dura
dove la sola amica è la paura.

Ognun di noi è un impasto di natura
la qual mutar non può i propri elementi.
Però in ognuno c’è la parte pura
adatta a trafficar coi sentimenti,
la qual s’accorge che la vita è dura
fin quando tutti quanti gli ingredienti,
sapore diano a cosa che delizia
e questo raro gusto è l’amicizia.

Chi è l’anziano, se non la proiezione
del fortunato che diventa vecchio,
chi è l’anziano, se non la perfezione
al di là dei riflessi di uno specchio.
l’anziano è giudizio e tradizione
non merce da gettare dentro un secchio.
unico erede di quell’esperienza
datagli in dono dalla sua pazienza.

Guai se mancasse la dolce presenza
delle persone anziane dentro casa,
sarebbe già prescritta la sentenza
senza consigli il vivere si sfasa,
il mar senza nocchier non ha clemenza
di tutto quanto fa tabula rasa,
ma se a guardar c’è un vecchierello accorto
stai pur tranquillo, lo ritrova il porto.

In questo giorno ogni anziano esorto
a non tirarsi indietro nel cammino
non ti avvilire se ti do torto,
anzi più che mai stammi vicino
e anche se il tuo passo è lento e corto,
giusto lo troverà il tuo nipotino,
col quale passerai il tempo migliore
e al quale lascerai un solco nel cuore.

Se darci Tu volevi una lezione,
penso stavolta che ci sei riuscito.
Non ti soffermi, non  fai distinzione,
Hai chiuso gli occhi e quindi c’hai colpito.
Oh quanta sofferenza e distruzione,
pochi secondi: un tempo infinito,
che a molti lascia fonda la ferita
e ad altri neanche il dono della vita.

Nell’ora più indifesa, più sopita,
dove la notte oscura impera e tace,
con la tua furia fredda e inaudita
agli animi togliesti e sogni e pace.
Sin giungere a quell’alba scolorita,
la qual svelò di cosa sei capace:
voci lontane,flebili lamenti,
disperazione, grida e gran tormenti.

Eppure in quei bruttissimi momenti,
un senso d’altruismo e fratellanza,
un intrecciarsi poi di sentimenti
nutrivano i valori di sostanza.
Sentirsi uniti come dei parenti,
tutti con un sogno,una speranza.
Provati dagli eventi e dai dolori
Certo segnati, ma dentro migliori.

Al  chilometro centoventi e passa
di questa nostra antica via salaria,
ad una quota giusta che rilassa
dove sorgiva nasce l’acqua e l’aria,
e ancor dove l’ossigeno si ammassa
per la ricchezza di una flora varia.
Trovi un paese di modeste case
si chiama Posta e questo è il campo base.

Segui attentamente ogni mia frase
che ti accompagnerà lungo il cammino,
fra le località più belle e spase
in questa parte alta d’appennino.
Ecco Leonessa dalle chiriche rase
fedeli a San Giuseppe cappuccino.
Con tal bellezze poi dentro le mura
incastonata tra monti e pianura.

Eccola Norcia come una pittura,
con tutta la sua storia medioevale,
poi Castelluccio re nella sua altura
sembra un paesaggio innaturale.
Bella Amatrice nella sua natura
che mostra uno scenario senza uguale:
Tronto e Trontino e i monti della laga
ovunque guarderai l’occhio ti appaga.

Chi ancora meglio per le valli indaga
scavando nella storia l’essenziale,
qui troverà borghetti a vaga a vaga
spasi a tanti pizzichi di sale.
Chi con l’escursione poi si svaga
ci trova un paradiso naturale.
Bastar vi debba ogni mia proposta
a incuriosirvi e  soggiornare a Posta.

Ecco Natale, che si può donare?
E quale  dono  veramente sfizia?
Forse un telefonino da mostrare
o altro che la moda illude e vizia?
Non c’è problema, lo si può acquistare,
ma come si può far per l’amicizia?
Non c’è negozio, nulla può il denaro,
or che ci penso è proprio un dono raro.

Se in mezzo a tanto mar l’amico faro
segna la rotta per tornare in  porto,
ugual potresti o può l’amico caro
ricevere o donar  tutto il conforto.
Lui ti difenderà, sarà il riparo,
per bisticciarti poi se avevi torto,
ma non per questo se ne andrà lontano,
lui sarà lì a raddoppiar la mano.

Un vero amico non cammina piano,
un vero amico non andrà veloce,
un vero amico va mano per mano
non si divide mai sino alla foce.
Eppure guarda come il mondo è strano:
ascolta l’eco della propria voce,
in questa società bieca e intristita
dai contorti valori della vita.

L’amicizia non viene affievolita
dalla distanza o dalla sofferenza,
è estranea a tutto ciò che odia e addita
le razze, i color, la differenza.
Anzi è proprio lì che attinge vita
cambiando il corso della sua esistenza.
Cerca un amico a cui essere uguale;
e poi vedrai che razza di Natale!

La tela de ‘na ote era fatica
non se compria mica allu mercatu,
servia la pazienza e l’arte antica
e ‘nu pezzettillu ‘e terra ben curatu.
Assieme co’ la mamma e co’ n’amica,
dopo davene tuttu somentatu,
aspettianu ‘npazienti la matina
che verde se faccia la cannaina.

Po’ carpilla, reggira e remucina,
se quante cose pora gente nostra
ch’a dille tutte non ce se ‘ndovina
pe’ quantu lavorata era ‘sta giostra.
Prima allu furnu, dopu a ‘na cantina
Co’ ‘na macinuletta a mette ‘n mostra,
la parte più gentile e più preziosa,
l’anima della pianta e delle spusa.

E nasce lo tomindu che se pusa,
sopre a ‘na cannocchia abituata,
e mentre che l’arriccia po’ lo ‘nfusa
‘ntonneno sottovoce ‘na cantata.
Se lecca pò le deta come s’usa
che al fin dell’opra sembra mascarata,
e così stracca e co’ illu strano visu
a illi munelli regalia ‘n sorrisu.

Lo filu è fattu, lu telaru è tisu,
è giunta l’ora de ‘ntramà la tela,
mo dell’artista se vede lo pisu
se li nodelli e le brutture cela.
Quanno lo materiale era precisu
Venia ‘n prodotto simile a ‘na vela,
che ancora va girènnu e spesso vedo
tra li recordi de ‘n vecchiu corredo.

Eccoti Posta dentro una goletta
sinuosa e parallela al tuo Velino,
mentre la cornice d’ogni vetta
segna l’altezza d’ogni tuo mastino.
Sembri una madre che qualcosa aspetta,
forse il rincasar del suo bambino.
Però ti vedo sottotono e triste
forse ricordi di cose già viste ?

Io vidi dei Romani le conquiste
ed ogni altro popolo invasore,
un incrociarsi poi di razze miste,
di ogni religione e di colore.
Ero il crocevia di tante piste
anche distrutta avevo il mio valore,
e quando tutto mi ritorna in mente
dico a me stessa ormai non vali niente.

Però conservi bene questo ambiente,
e ti difendi sempre con onore.
Bisogna far conoscere alla gente
tutta la tua storia il tuo valore.
L’acqua cristallina di sorgente,
vette che sino in ciel spingono il fiore.
I corsi d’acqua, i boschi , i prati e l’aria,
e tutto a metà via della salaria.

Come tanti Re sul proprio trono
sfidano il cielo e le celesti sfere,
fermi come natur li volle sono
cambiando solo veste a lor piacere.
Echeggia in mezzo ad essi il dolce suono
dei campanili intenti a lor dovere,
dove i dindon  di quei metalli appesi
raccontano la storia dei paesi.

Piccoli spazzi offrono maggesi
neanche  sufficienti al fabbisogno,
ma fra le valli verdi prati estesi
sono per gli occhi e per foraggio un sogno.
I lunghi inverni durano per mesi,
che quasi ad emigrare anch’io agogno;
anch’io, che  fittonante ho la radice
e il poco e niente già  mi fa felice.

Ma  poi vi guardo e l’immensa cornice
del manto azzurro che vi fa da sfondo,
par che sussurra ed all’orecchio dice:
 “che vai cercando di più bello al mondo”.
Ogni stagione, dolce mia pittrice,
sovente mi stupisce e fa giocondo,
perché sei mamma di quattro sorelle
diverse fra di lor ma euguali belle.

All’alba, al tramontar, sotto le stelle,
l’occhio s’appaga e il cuore si disseta,
il dolce canto delle fontanelle
sembra la nenia d’un vecchio poeta.
A sera il gracidar delle ranelle
coi grilli e le cicale si completa,
creando quel simpatico concerto
nel solito teatro sempre aperto.

Forse non sarò quel grande esperto,
forse non avrò troppo girato,
ma cosa posso far ne sono certo,
di questi posti sono innamorato.
Sfida la rondinella il mare aperto
per ritrovare il nido che ha lasciato.
O dolce migratrice ugual son io,
posso cercar ma questo è il posto mio

Qui di prodotti ce ne sono tanti
e spesso sono vere sciccherie,
per soddisfar la gola degli amanti
il piatto non racconta fesserie.
Però per ripartir senza rimpianti
seguite amici le ricette mie,
vedrete che al menù non ci si sbaglia
e vi mangiate pure la tovaglia.

Si allevano maiali sulla paglia
con la razione di crusca e patate,
i quali danno vita a una battaglia
di splendide primizie stagionate.
Già basta una fettina di barbaglia
che è base di ricette ricercate:
amatriciana, gricia e carbonara,
ancora come un tempo si prepara.

Oltre ai salumi che qui fanno a gara,
è zona di pastori e allevamento,
non ti aspettar quella carnaccia chiara
che solo nel vederla fa spavento.
La bestia in mezzo ai monti si prepara
libera di spostarsi come il vento.
Fra qualche mese poi torna di sotto
per divenire un ottimo prodotto.

Se poi di pecorino viene il ghiotto,
ritorna per comprarlo a primavera,
non è il pastore più degli altri dotto
ma soprattutto la nostra brughiera.
Dai mille metri mai non scende sotto
sin giungere lassù nella scogliera,
dove è più rada ma più nutriente
e tutta nel suo latte si risente.

Chi è amante di tartufo veramente
qui trova quello nero più pregiato,
ma anche quello estivo non ti mente,
è saporito e molto profumato.
Del re porcino non vi dico niente
nei nostri boschi è molto ricercato.
Fa sotto la castagna, il cerro e il faggio
a pochi metri dal nostro villaggio.

Quindi turista mettiti in viaggio,
e a colazione non mangiare troppo.
A qualche amico dai questo messaggio,
ma non partire troppo di galoppo.
Sulla Salaria vieni adagio, adagio,
che i rivelatori è un grande intoppo.
Quel che risparmi di contravvenzione,
La minima ci mangi in sei persone.